Vuoi lavorare? Restituiscimi il 30% dello stipendio

Pensavo davvero di averle sentite tutte: c’è chi mi dice che lavora 12 ore al giorno. Extracomunitari che mi raccontano che la società di cui sono dipendenti gli costruisce baracche sui cantieri per farli operare h24. Chi mi riferisce le molestie del capo o le vessazioni ricevute dai colleghi. Ma questa che vi racconto oggi è davvero una storia assurda: una donna, da anni, è costretta a restituire (in contanti ovviamente) parte del suo stipendio al datore di lavoro. Quasi il 30%. Insomma, tra tuttele vicende di sopruso raccolte dallo Sportello Lavoro di Avvocato del Cittasino, questa, forse, le supera tutte.

TI REGOLARIZZO..MA A CHE PREZZO !– In sostanza, per evitare di far lavorare in nero il dipendente ed al tempo stesso di sostenere l’intero peso dei costi che la regolarizzazione comporta, il datore di lavoro, in nero, si fa restituire in parte dei soldi che dichiara in busta paga di dare al dipendente

COSA FARE – In questi casi è importante documentare (audio, video, testimoni) i fatti, denunciare la situazione all’Ispettorato del lavoro e controllare con un conteggio di lavoro se la retribuzione corrisposta (per il caso in esame, anche in formula piena) è adeguata alle mansioni svolte: un frequente sopruso è anche quello di sottoinquadrare il lavoratore. Con Avvocato del Cittadino, puoi effettuare il tuo conteggio – valido anche per le vertenze giudiziali – on line, clicca qui

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